Espansione dell’abitato e omologazione dei nuclei

Da chiusiaperta.
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Le nuove espansioni basate sulla realizzazione di comuni tipologie edilizie causano la perdita di percezione dell’individualità di ciascun nucleo con evidente omologazione dei margini dell’abitato. Si perde inoltre la individualità dovuta alla stratificazione storica di ciascun nucleo.


Le fotografie di primo novecento e anche le immagini relative al secondo dopoguerra rivelano molto spesso la natura di una edificazione tipica degli anni del boom economico (vedi lo sviluppo edilizio del boom economico) che ha omogenizzato le soluzioni con le quali si sono espansi i centri urbani anche di piccole dimensioni come Scansano. Evitare questi errori dello sviluppo è abbastanza semplice basta studiare delle normative ad hoc nel regolamento urbanistico che possano evitare o limitare questo. studiare quindi metodologie materiali e quant'altro che non alterino la normale stratificazione storica dei diversi centri abitati. Le normative potrebbero essere adattate anche ad ogni singola e diversa tipologia insediativa.


Studiare tramite specifica normativa ampliamenti dei centri abitati che presentino metodologia adeguate alla stratificazione storica dei luoghi.


città murata

villaggio aperto costituito da singoli nuclei

villaggio aperto lineare

villaggio minerario

sorgenti

arredo urbano

illuminazione pubblica

bacheche ed affissioni


Lo sviluppo edilizio del boom economico

In sostanza dalla fine degli anni '50 perde peso quella sorta di addizione funzionale che spesso comprendeva la semplice aggiunta di un nuovo elemento seriale alle linee del costruito. esplicitamente tale modo di operare riconnetteva questo saper fare del modello costruttivo alle naturali evoluzioni del modello precedente introducendo un tempo dell'edificare che non mutava nè i modi nè la sostanziale immagine percettiva dei singoli borghi. La divulgazione del modello razionalista e la scomparsa del rapporto tra sedimentazione precedente e nuove esigenze dell'abitare faceva confluire anche in aree depresse la modalità progettuale e realizzatrice di una edilizia che era ormai assunta a modello in forma generalizzatrice. Tra gli elementi che vale la pena di ricordare per comprendere il fenomeno basta citare il fatto che l'edilizia corrente sviluppa la propria fondatezza sul rapporto tra volumetria potenziale e lotto da edificare. Bisogna cioè che in primis esista un lotto libero e poi che esista una regola che consenta di ottimizzare il rapporto tra cubatura e superfice disponibile. Tale concetto seppur espresso semplicisticamente cioè taglia fuori tutto quel complesso gioco di rapporti tra isolato-fronte strada e altezza complessiva che non solo permetteva di riconoscere l'addizione nuova come elemento generato da un assetto preesistente ma ne consentiva anche di definirne il limite. In sostanza non esisteva un lotto libero su cui operare ma solo una serie di limiti stratificati a cui uniformarsi. Del resto basta notare nelle strutture urbane complesse quegli elementi che sono riusciti a inserirsi in epoche recenti o recentissime in isolati consolidati penso alle occasioni virtuose dei piani di ricostruzione del dopoguerra. Qui è evidente come l'edificio abbia necessariamente seguito il passo degli edifici che lo precedono o lo seguono. Naturalmente tali concetti non sono applicabili a strutture urbane complesse in quanto la successiva addizione di elementi a strutture sedimentate aveva mostrato il suo limite già nei primi anni '30 costringendo l'applicazione dei criteri dell'architettura razionalista nella realizzazione dei nuovi quartieri urbani. stesso concetto non è applicabile per le strutture urbane dei paesi maremmani o comunque quelli a struttura più semplice nei quali la realizzazione dei nuovi quartieri negli anni '60 e '70 ha avuto un peso non trascurabile per quanto riguarda la perdita di immagine rappresentativa nel suo complesso.


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